lunedì 24 maggio 2010

DE AMICITIA

L'amicizia è un albero antico. Non si sa quando sia nato, né dove.
Di giorno offre ombra se c'è il sole cocente, riparo se c'è pioggia battente o vento devastante.
Di notte dà luce, perché è fornito di luce propria, che nessuno sa da dove venga, ma che c'è sempre.
Ci si ritrova tutti intorno all'albero luminoso dell'amicizia di notte. quando il buio è più fitto. Ci si tiene per mano tra amici, per prendere coraggio, per dare coraggio, per scambiarsi calore, e sudore e odore della pelle.

Quando due persone si incontrano sotto quell'albero per la prima volta, due uomini, due donne, un uomo e una donna, una donna e un uomo, avviene come quando nasce un pulcino. Qualcosa picchietta il guscio dell'uovo dall'interno e poi il qualcosa lo spacca e tira fuori la testa. Non si sa mai in anticipo se sarà bianco, o giallo, o nero oppure maculato. Non si sa mai se sarà un maschio o una femmina finché non arriva il sessatore a fare selezione e chiarezza, con una tolleranza di errore sotto il 2% se è bravo.
Contemporaneamente in un posto remoto e misterioso di una galassia sconosciuta e invisibile ogni volta che nasce un'amicizia si odono suoni di campane e squilli di tromba.

Ma è difficile navigare per le vie dell'universo senza scontrarsi con venti contrari, correnti sconosciute anche agli scienziati più evoluti, l'odio e l'invidia quelle più forti. Correnti che arrivano a sabotare batacchi e corde delle campane, che tirano palate di merda dentro le trombe. Campanari ricevono allora frantumi di campane sulla testa, trombettieri ingozzano merda.
Intorno all'albero dell'amicizia di notte si fa allora più buio. Per ogni amicizia che barcolla diminuisce la luce. Se non si riparano subito le campane, se non si puliscono le trombe L'amicizia, una amicizia qualsiasi in qualunque posto o paese essa si trovi, vacilla, cade e può morire.
Allora anche quell'albero non riesce a dare più luce sufficiente e rischia di morire, lentamente, come una cosa inutile.

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